L'appuntamento è previsto per sabato 25 febbraio 2017 a Le Moulinet nel primo pomeriggio, ad attenderci seduto al sole ad un tavolino del bar della piazza, troviamo Maurizio Verini in compagnia di Michéle Biche la famosissima navigatrice di Andruet, ci accolgono con grande cortesia mettendoci a nostro agio ed instaurando subito un buon rapporto amichevole.
Dopo una tazzina di caffè ed un attimo di relax, Verini ci consegna uno zainetto contenente una copia delle "Note" relative alla salita al Turini realizzate da lui stesso e dal suo navigatore Francesco Rossetti, unitamente a due placche in metallo, copia perfetta, di quelle originali montate sulla loro Fiat 124 Abarth n. 2 al Montecarlo '76.
Ringraziamo e ripartiamo alla volta del Turini.
Al nostro arrivo sul piazzale, la visione è magica, furgone assistenza, gazebo e due splendide Lancia Fulvia ci attendono, sono quelle di Andrea Risso e di Nandino Moscardini.
Li salutiamo con grande piacere.
Andrea sta giocando con il suo drone e mi rende partecipe, attraverso lo schermo dell'iPhone montato sui comandi remoti, delle riprese che sta realizzando.
Le due lancia Fulvia sono circondate dalle molte persone presenti, sembra quasi di rivivere i fantastici momenti dei rally anni '70, quando le auto si fermavano per l'assistenza e la gente letteralmente si fiondava intorno per riuscire a vedere i piloti ed i meccanici, seguire ogni attimo di quei veloci interventi, avvolti dal calore sviluppato dai motori, dai freni roventi, dagli odori di benzina e di olio spesso ricinato (che si respirava a pieni polmoni tanto era esaltante).
La Fulvia di Andrea è una Gruppo 4 su base HF 1600 fanalino di cui mantiene il frontale, la scocca è opportunamente rinforzata ed alleggerita secondo le specifiche del Gruppo 4, la livrea è quella della Lancia Italia: colore rosso, cofano nero, scritta LANCIA ITALIA in bianco.
La Fulvia di Nandino è realizzata su base Coupé 1,3 S con scocca rinforzata, nella livrea Marlboro replica "Fanalone" Pregliasco-Sodano, il motore è un 1.300 cc Gruppo 4.
Arriva Roberto Ratto e dopo alcuni attimi dedicati ai saluti di rito, senza perdere tempo, con lui dirigiamo verso le due Fulvia.
Il cofano dell'HF di Risso è alzato per il piacere degli appassionati e dei curiosi.
Dopo un rapido controllo, Roberto sale al posto di guida, mette in moto ed insieme a Risso partono per un giro di prova; la Fulvia in un attimo sparisce giù per i tornanti del Turini, si ode solo più il motore nello scalare di marce.
Istantaneamente vengo assalito dai consueti brividi di piacere che mi percorrono la schiena in questi frangenti, creandomi quell'effetto conosciuto come pelle d'oca, contemporaneamente vengo pervaso da un irrefrenabile ed irrinunciabile desiderio, poter salire su quella Fulvia con Roberto e percorrere alcuni tornanti in risalita.
Rimango in attesa, cerco di mantenere la calma e le orecchie tese per intercettare sonoramente la Fulvia in arrivo, lunghi attimi, ma finalmente eccoli apparire nell'ultimo tornante quasi tra le case, la Fulvia in uscita di curva ha un assetto carico, segno evidente della velocità, prendo coraggio e quando Andrea scende, chiedo se mi permette di fare un giro con Roby, sono fortunato, mi risponde "Sì!".
Prendo posto a fianco di Roberto, che si trova ovviamente e completamente a suo agio al posto di guida, stringe forte con le mani il volante della sua creatura, nei suoi occhi e nel suo sorriso leggo tutta la soddisfazione e l'orgoglio per il lavoro compiuto.
A questo punto tranne il gusto, almeno per il momento, tutti i miei sensi, vista, udito, olfatto, tatto, si amplificano, non posso perdermi nulla e nulla se possibile deve sfuggirmi.
L'abitacolo è spartano come si conviene, spoglio quanto basta per un'auto di questa classe, ma con tutti quegli elementi che caratterizzano un'auto da rally.
Ne respiro il profumo proveniente dai materiali presenti, mescolati ai vapori caldi dal motore.
Osservo attentamente, il cruscotto è l'elemento di maggiore impatto visivo, che più attrae.
Non è convenzionale come su tutte le altre Fulvia Coupé o sport, ma totalmente nero opaco antiriflesso, essenziale e tecnico, monta il contagiri quello della HF con fondo scala, i tre manometri, temperatura acqua, livello benzina, pressione olio, una serie di tasti di servizio, la rossa manopola dello sgancia batteria e sulla destra, la splendida targhetta rettangolare in alluminio nero della Certificazione numerata firmata Sandro Munari, splendido elemento di grande prestigio.
La palpebra superiore è realizzata in un materiale speciale, l'accarezzo con la mano, sembra un vellutino rasato, Roberto mi spiega che è una floccatura utilizzata in questo caso per poter assorbire tutti i riflessi provocati dal sole attraverso il parabrezza. E' fissata frontalmente ai sui estremi verso i deflettori, con due manopole in alluminio tonde ad estrazione rapida tipo galletti, per poter sfilare altrettanto rapidamente la palpebra stessa e poter intervenire sull'impianto elettrico posto sul retro cruscotto.
Segni particolari, il robusto roll-bar, i sedili anatomici da gara della OMP e poi, altra chicca che subito si evidenzia, l'inconsueta leva del cambio di diametro robusto e decisamente più lunga della normale, arriva a circa metà del diametro orizzontale del volante per facilitarne, soprattutto legati con le cinture di sicurezza, l'impugnatura nei cambi rapidi, favoriti anche da un diverso leveraggio che ne accorcia l'escursione della leva stessa.
Tutti i finestrini laterali compreso il lunotto posteriore sono in plexiglass.
Chiudo la mia portiera e noto subito che non è più quella di serie, infatti è in vetroresina, come pure il cofano anteriore e posteriore al fine di ottenere una maggiore leggerezza del corpo vettura.
Si parte, messa in moto, anche questa operazione non è da consuetudine, niente chiave, tasto contatto, pressione sul pulsante di avviamento ed il motore inizia a farsi piacevolmente sentire, 1^, 2^ e 3^, ci fiondiamo giù per i tornanti, il fondo stradale è asciutto e abbastanza pulito, la neve è solo sui lati, il mio entusiasmo è totale, ma vengo colto da un attimo di panico, non so cosa osservare prima: l'impostazione delle curve, i cambi di marcia, la danza dei piedi sui pedali, la guida con il
sinistro per l'impostazione delle traiettorie?
Tutto mi attrae e prima ancora che abbia deciso, non deciderò e mi lascerò guidare dall'istinto, raggiungiamo un tornante a sinistra con un leggero slargo dove poter fare inversione e risalire.
Nel frattempo una decisione la prendo, devo assolutamente filmare questo momento magico che sarà di massimo godimento, non solo per me.
Nel momento in cui Roberto innesta la 1^ mi viene spontaneo pensare alla fortuna del momento, essere su una Fulvia HF 1600 preparata Gr. 4 ai massimi livelli, guidata dal suo preparatore, pilota molto veloce e di grande esperienza.
Il motore sale rapidamente di giri, i tornanti sono molto ravvicinati l'uno all'altro e decisamente secchi, i cambi di marcia sono rapidi sia nel salire che nello scalare, il motore urla selvaggio, secco, metallico, pieno.
Riconosco la sonorità di tutte le sue parti essenziali, i carburatori Weber da 45 con i tromboncini retroversi, l'entusiasmante cambio ravvicinato sincronizzato con il suo sibilo metallico che trasmette quasi la sensazione di ruvidezza e rasposità tanto in accelerata quanto in rilascio, altro elemento che rende inconfondibili le auto da rally.
Lo scarico, anche questo molto libero secondo le specifiche di Sandro Munari, con il tratto di tubo terminale curvato leggermente all'insù, in modo tale che i gas di scarico non arrivano mai all'abitacolo anche viaggiando a finestrini aperti.
Sto filmando, ma non bado a ciò che filmo, mi concentro e continuo ad ascoltare ed osservare.
Mi giro verso il mio pilota che è quasi diventato un tutt'uno con la sua splendida creatura, suo ideale prolungamento, quasi umana, si capiscono molto bene, sanno perfettamente l'uno dell'altro e delle loro reciproche potenzialità che in questo momento stanno sfruttando pienamente.
L'assetto è fantastico, la sensazione è quella di grande sicurezza e tenuta di strada anche guidando in modo irruento ed al limite, mai dritti o scodinzolate al retrotreno, il motore è sempre in tiro mai un attimo di tregua sino in cima, il contagiri raggiunge spesso i 7.000 giri, nessuno dei due dice una parola, la nostra concentrazione è al massimo.
Purtroppo vedo apparire le sagome degli alberghi e di conseguenza l'arrivo, il piacere sta finendo, per fortuna ho il filmato.
Arriviamo sul piazzale dal gazebo di Andrea, si parcheggia, scendiamo dalla Fulvia l'odore delle gomme calde mescolato a quello del motore è intenso.
La mia esperienza non finisce qui, per mia fortuna, Roberto sale sulla Fulvia di Nandino ed insieme vanno a provare lo stesso percorso, li attendo, ed al loro ritorno nessuno mi ferma, chiedo se posso provare anche questa Fulvia, l'altra creatura dell'Officina Ratto ma, con caratteristiche differenti rispetto alla 1.600.
Prendo posto al fianco di Roberto che ovviamente è alla guida e osservo attentamente l'interno, ne faccio un veloce raffronto con l'HF 1600: il cruscotto è quello normale della Fulvia Coupé ma tutto in nero come si usava all'epoca, al posto dell'orologio sulla destra è sistemato il manometro della temperatura dell'olio e la rossa chiavetta sgancia batteria, i sedili sono i classici Fusina in velluto nero, sui fondi spiccano le pedane in alluminio come sull'HF 1600, particolare comune la lunga leva per il cambio ravvicinato dotato dei particolari leveraggi per limitarne l'escursione.
L'alleggerimento del corpo vettura è ottenuto attraverso l'utilizzo delle portiere in peraluman e dei due cofani in vetroresina.
La messa in moto in questo caso può avvenire direttamente con la chiave, oppure inserendo la stessa per il contatto ed utilizzando un pulsante per l'avviamento.
Nandino, venendo dalla Liguria direttamente su strada, ha preferito montare per sicurezza le gomme da neve sui cerchi in lamiera, quelli di serie.
Roberto mette in moto e scendiamo per i tornanti raggiungendo il punto per l'inversione, si risale.Replica Rallye 1,6 HF
Prima, seconda, il motore gira pieno pronto e rotondo, la potenza espressa in cavalli è notevole per un 1.300 cc. la preparazione Ratto è ai massimi livelli anche in questo Gruppo 4.
Difficile cogliere le differenze prestazionali con la 1.600, a causa del tratto di strada in salita, tutto a curve ravvicinate che impongono continue frenate, scalate di marcia ed accelerate.
Rilevo un leggero diverso comportamento in termini di tenuta nei tornanti stretti, ma è dovuto esclusivamente alle gomme strette da neve, la sonorità del motore del cambio mi sembra persino più secca e metallica, la risposta alle sollecitazioni continue è fantastica, anche in questo caso Roberto guida la sua creatura sapendo esattamente ciò che le può chiedere e le risposte che ne avrà.
Questa volta non filmo, voglio godermi a pieno tutte le possibili sensazioni che questa esperienza può darmi, su per i tornanti del Turini, su questa Fulvia, con questo pilota.
Terminata la salita e ritornati sul piazzale, non contento, ripeto il percorso con Nandino, apprezzando ulteriormente la bellezza e la qualità della sua Fulvia, complimentandomi per la sua guida decisa e sicura.
Per oggi le prove sono terminate, si prende posto in albergo, dove nel frattempo sono arrivati per la serata oltre a Maurizio Verini e Michéle Biche, anche Amilcare Ballestrieri, Pierino Sodano, Bruno Ferraris, Tony Carello, Luciano Trombotto, Daniele Audetto, Francesco Rossetti.
Domenica mattina ci ritroviamo tutti per la colazione, la giornata è soleggiata e calda, Verini e Rossetti mi firmano la copia delle due placche metalliche datemi il giorno prima, raccolgo anche tutte le firme con dedica sul libro di Verini "Dalla 124 alla 124", poi tutti usciamo all'aperto e ricomincio la mia caccia alle risalite.
Intercetto Bruno Ferraris e Pierino Sodano che vanno a fare un giro di prova sulla 1600 HF e prima che Bruno chiuda la sua portiera, gli chiedo se al loro ritorno mi porta a fare un giro.
Ferraris mi risponde: "ma no, non so, sono 30 anni che non salgo su una Fulvia, poi il sedile è fisso, non arrivo bene ai pedali", ma quando rientrano mi fa salire e così, ancora una volta, su questa splendida auto. Si riparte, al ritorno scendendo, dopo averlo ringraziato, una considerazione mi sorge spontanea: meno male che erano 30 anni che non saliva su una Fulvia, perché se l'avesse guidata sino ad oggi chissà come sarebbe salito per quei tornanti? Veramente esaltante ed entusiasmante, esperienza ancora diversa dalle precedenti.
Per ultima mi conservo la risalita con Maurizio Verini, purtroppo sulla nuova Fiat 124 Abarth, dico purtroppo, perché avrei preferito quella classica degli anni '70, mi accontento, anche perché sedere in auto al suo fianco è sempre una gran bella soddisfazione. Scendiamo i tornanti con calma, essendo domenica le auto verso il colle sono più numerose di ieri, facciamo alcuni chilometri e troviamo un punto per l'inversione, la strada è libera davanti a noi e non ci sono auto in arrivo.
Prima della risalita chiedo a Maurizio se ha tolto il controllo della trazione, ovviamente per un maggiore phatos, sperando di poter gustare il piacere dei suoi memorabili traversi, ma anche così la 124 derapa con difficoltà.
Il motore è potente, l'accelerazione si sente, ma l'impressione della velocità ovviamente su quest'auto sportiva attuale è meno evidente rispetto ad un'auto di più di 40 anni fa.
Maurizio guida veramente veloce su per i tornanti e le mezze curve, con grande classe, calma, sembra quasi rilassato, questo fatto mi fa istantaneamente capire la grandissima differenza che esiste tra noi due.
Cerco di filmare, ma appena schiaccio il pulsante per la registrazione mi appare la scritta Memoria insufficiente, ho fatto troppe foto e troppi filmati, peccato!
Mi salva Marina che, risalendo dopo di me con Verini, realizza il filmato.
Splendido, tutto perfetto, ora possiedo anche quest'ultimo importante tassello del "Mio" Magico Turini.